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Descrizione

Compiamo ora una non breve digressione su un altro tratto di Carignano. Ritornando dalla cappella di San Rocco, percorrendo Via Salotto per tornare al centro della città, è interessante svoltare sulla via Principe di Carignano, che si trova a sinistra. Via Principe di Carignano rammenta nel nome il settimo principe della casata dei Savoia-Carignano, Carlo Alberto. Un tempo era chiamata via dell'olmo e degli olmi. All’inizio della Via, noteremo, nella casa d’angolo tra Via Principe e Via Salotto, un affresco settecentesco, ben conservato, raffigurante San Giuseppe in preghiera di fronte alla Madonna Immacolata; poco oltre, al n. 18, un altro affresco questa volta di carattere sindonico, che purtroppo versa in gravi condizioni di conservazione. Villette del primo ‘900, con ampi parchi, si affacciano sulla via.

 

A metà di Via Principe, a destra, troviamo la stretta Via Zappata, che da tempo immemore è detta riva freida o Ruada freida perché l’orientamento di questo asse stradale, che unisce Via Umberto I° con Via Principe, non permette alle facciate delle case di prendere molto sole. Sappiamo che fino al 1760 la strada era strozzata con un cuneo sporgente, dato da una cascina delle monache di Santa Chiara, che decisero poi di rifare il muro di cinta. Oggi la via è intitolata a un sacerdote nativo di Villastellone, professore emerito che fece un lascito a uno studioso carignanese bisognoso e meritevole d’aiuto.

 

Giunti al termine di Via Principe, svoltiamo a sinistra in Via Valdocco e poi subito a destra, in Via Madonnina. Al fondo, all’incrocio con Via Speranza, i Carignanesi fecero erigere la Cappella della Madonna della speranza (1796). Con ogni probabilità, in tempi grami come quelli che attraversava il Piemonte sabaudo, colpito dall’imperversare della rivoluzione Francese, i concittadini pensarono bene di affidarsi alla Madonna per ottenere aiuto. La semplice architettura è un esempio di passaggio dalle forme architettoniche barocche a quelle neoclassiche. In facciata, vi è un tondo affrescato ottocentesco. Oltrepassata la chiesa, ci addentriamo nella campagna. In fondo alla via, che assume la denominazione popolare di viassolo sorge il cimitero dove è possibile ammirare, sparso qua è là, qualche bell’esempio di scultura ottocentesca, in mezzo a numerose brutture architettoniche di pessimo gusto.

 

Tornati indietro su Via Madonnina, consigliamo di svoltare a destra sul tratto di Via Valdocco che porta verso Vinovo. Lungo questa antica via di transito furono ritrovati vari reperti di epoca barbarica e preromana. Un tempo, l’area era anche detta Fenìa, probabilmente termine derivato da fienagione. Lungo la strada è possibile osservare il pilone dedicato a San Bernardo e un’antica cascina, i cui tratti denunciavano una costruzione compresa tra il XVII e il XVIII secolo: in tempi recenti è stata molto alterata da interventi edilizi. La vecchia cappella di San Bernardo, riedificata nel 1621, subì danni gravi durante le guerre del 1630, tanto da essere ridotta alla presenza di una croce. Il prevosto Giovan Battista Mola fece erigere una nuova croce, probabilmente posta su di un pilone, nel 1655. Nel 1753 il pilone fu rifatto per intero e dedicato nuovamente a San Bernardo di Mentone, protettore contro la grandine, le tempeste di neve o la pioggia troppo abbondante. Oggi il pilone esiste ancora, posto a ridosso di una bealera coperta, ma sono scomparsi del tutto i vecchi affreschi che lo decoravano.


Descrizione

Da via Salotto agli ajrali di Via San Bernardo



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