L'ajrale della Maddalena era posto pressappoco dove oggi sorge il quartiere compreso tra via XXIV Maggio e Via Silvio Pellico. Esso prende il nome da una cappella dedicata alla Santa: eretta dai marchesi di Romagnano, consignori di Carignano, l’edificio è già citato in un documento del 1143. Qui sorgeva anche l’Ospedale della Croce Bianca, per l’accoglienza dei pellegrini, altra pia fondazione della famiglia Romagnano. Cappella ed ospedale dipendevano dagli abati di S. Michele della Chiusa in Val di Susa; la chiesetta fu poi rasa al suolo nel 1476, per far posto alla prima chiesa e al monastero dei Frati agostiniani, mentre dell’ospedale si persero le tracce. Il toponimo “Madlen-a” persiste ancor oggi nella parlata popolare. L’insediamento agostiniano fu distrutto durante l’assedio che l’esercito francese portò a Carignano nel 1544.
La Via XXIV Maggio era detta anche “del ghetto”, perché probabilmente vi risiedevano alcune famiglie di ebrei, citate dagli Ordinati comunali per i frequenti prestiti concessi alla Comunità. All’angolo tra Via XXIV Maggio e Via S. Pellico, gli Agostiniani fecero erigere la cappella della Madonna di Loreto, a ricordo del convento distrutto. Nel 1599, la Città si pose sotto la protezione della Madonna Lauretana, per fugare la pestilenza, che in quei giorni mieteva molte vittime: attorno alla cappella fu posto un lazzaretto e un piccolo cimitero di appestati. L’attuale costruzione, molto semplice, risale al 1674. In tempi più recenti, in occasione della nascita del Carnevale Storico (anni '50 del XX secolo), si riutilizzò unaltro toponimo, il Sole, che indicava l’esposizione della zona. Entrando in Città provenendo da Saluzzo, si incontra sulla destra Via Ressia, dove sino all’800 erano presenti segherie (ressighe) che sfruttavano l’azione idraulica del rio Vuotasacco. Nella prima casa a destra Casa Gramaglia, un palazzotto di gusto eclettico dell’800, che probabilmente recupera uno stanziamento più antico; la bella villa, che comprende anche un ampio parco (il cosiddetto Moncrivello) utilizzava un tempo il vicino rio anche per momenti di piacere, come testimoniano cartoline dell’epoca. Appartenne al signor Giuseppe Castagno, che possedeva un grande filatoio, servito dal rio; egli, nel 1859, acquistò la chiesa di San Giuseppe, per preservarla dalla rovina. La famiglia Gramaglia, che succedette nella proprietà, abbellì ulteriormente la villa e il parco.