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Dalla piazza del castello agli ajrali di San Remigio
Piazza Savoia e via Roma

Chi proveniva dal ponte sul Po verso Villastellone, entrava in Città dalla Porta di Po, posta tra il Castello e il Palazzo Mola di Larissè. Di fronte a questo edificio, si apriva un ampio spiazzo oggi denominato Piazza Savoia, antistante l’antico Castello dei Savoia. Purtroppo, nessuna costruzione resta a testimoniare l’importante maniero, che ospitò illustri personaggi lungo i suoi secoli di Storia. Nel 1821 esso fu abbattuto perché pericolante, ormai muto testimone di una lunga Storia fatta di assedi, guerre, abbellimenti, nascite, matrimoni e morti: nel XVI secolo, vi nacque il duca Carlo I di Savoia e nel 1519 vi morì la moglie, la duchessa Bianca Paleologo, la cui salma ancora riposa nella chiesa degli Agostiniani; vi soggiornarono il re di Francia Francesco I e il duca Vittorio Amedeo I con la moglie Maria Cristina, l’ambasciatore francese Giulio Mazzarino e molti altri protagonisti della Storia europea. Oggi l’area in cui sorgeva il castello è occupata da una casa di civile abitazione, ma la memoria del castello è perpetuata da un quadro nella chiesa di N. Signora delle Grazie e dal paliotto d’altare del Duomo.

Di fronte al castello si ergeva il fianco destro della vecchia chiesa parrocchiale, consacrata alla fine del XV secolo in sostituzione di una antica cappella dedicata a San Giovanni Battista. La nuova chiesa assunse anche i titoli della chiesa di san Remigio, che ormai era troppo periferica rispetto all’abitato fortificato. Nel 1756, anche questo edificio religioso fu abbattuto, per far posto al grandioso Duomo ideato dall’architetto Benedetto Alfieri.

L’area antistante il Castello (oggi piazza Savoia) fu utilizzata spesso come piazza d’armi e per i tornei. Due in particolare le giostre che ebbero luogo nel castello. La prima (1499 o 1500) vide come protagonista il famoso Pierre Bayard, signore di Terrail, noto come “cavaliere senza macchia e senza paura”; nella seconda, che si svolse nel 1504, tenne torneo persino il duca Filiberto di Savoia. Dopo l’abbattimento del Castello, la piazza fu utilizzata per mercati e fiere del bestiame. Solo alla fine dell’800 l’Amministrazione Comunale pensò a progetti per una sua definitiva sistemazione. Tuttavia solo nel 1907 fu possibile costruire l’Ala del Mercato coperta, elegante realizzazione in ferro e ghisa.




Via Roma e largo Otto Martiri

Da Palazzo Mola, volgendosi in direzione di Torino, inizia Via Roma. La vecchia denominazione popolare di Via San Giuseppe, rammenta al turista l’edificio religioso fatto erigere nel XVII secolo dalle monache clarisse, come filiazione del convento di S. Chiara. La bella chiesa di San Giuseppe, attribuita all’architetto Carlo Emanuele Lanfranchi, è posta in asse con Via Monte di Pietà come un bel fondale barocco; essa conserva al suo interno interessanti stucchi, opera di autori luganesi del tardo ‘600; vi si accede da un elegante portale ligneo, coevo all’erezione della chiesa.

La chiesa proseguiva un tempo nel Monastero, di cui sussistono parti residue inglobate nell’edificio delle Scuole elementari, erette nel 1909 in stile neorinascimentale e neomanierista.

Fino al 1931, Via Roma era interrotta, in prossimità dell’odierno Largo Otto Martiri, da una scalinata, residuo delle fortificazioni medioevali. Con la modificazione del sito, sparì anche il Mulino della Bassa. In un angolo, in un piccolo giardinetto, è stato collocato un monumento dedicato ai Caduti nella Seconda Guerra Mondiale: su un piedestallo, c’è una Vittoria, scultura di Eugenio Baroni (1930).



Ajrali di San Remigio

Dopo Largo Otto Martiri, la strada cambia denominazione in Via San Remigio. Entriamo ora nel borg per antonomasia, il quartiere di San Remigio. Un tempo questa area costituiva uno degli ajrali cittadini, zona di confine all’abitato medioevale; vi sorgevano cascinali, locande per la sosta dei viaggiatori e dei cavalli. Ma vi si trovava anche la prima parrocchiale di Carignano, attorno alla quale era raccolto l’antico cimitero.

Subito dopo Largo Otto martiri, a destra si apre Via Piave, dove c’è il vecchio Mulino della Comunità, che ha sostituito all’inizio del XX secolo un Mulino secentesco. Attorno vi sono i resti dei canali che anticamente azionavano il Mulino.

L’antico ajrale di San Remigio sorse attorno alla chiesa di San Remigio, forse un’antica pieve, che, per prima, ebbe titolo e prerogativa di parrocchia per la popolazione carignanese. Nello spazio antistante vi era un cimitero comune, per tutti coloro che non possedevano un sepolcreto in una delle chiese o dei monasteri eretti in città. Negli airali sorgevano, oltre alla chiesa di San Remigio, più volte rifatta e restaurata ed oggi ridotta a rudere, due importanti edifici di origine medioevale: il primo monastero di Santa Chiara, eretto – secondo alcune fonti documentarie - già nella seconda metà del XIII secolo e distrutto durante la crisi bellica tra il principe Giacomo d’Acaja e il conte Amedeo VI di Savoia nel 1360-61; e l’Ospedale dei Pellegrini, fondazione della potente famiglia Provana, che in Carignano possedeva numerose abitazioni, caseforti e terreni. Questo Hospitium serviva come ricovero per i pellegrini e i viandanti che, durante il medioevo, si spostavano lungo le malsicure strade in direzione dei Santuari dove si custodivano affreschi ritenuti miracolosi oppure le reliquie di grandi santi.

Di fronte c’è l’Ospedale Civile, costruzione settecentesca poi ampliata nell’800 e nel ‘900 per scopi puramente sanitari. Per questa opera lasciò progetti, non utilizzati, il grande architetto Bernardo Antonio Vittone. Dietro l’Ospedale, è stato recentemente costruito l’edificio della Fondazione Cronici Quaranta, progettato alla fine degli anni ’90 del XX secolo ed inaugurato nel 2002.



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