L'attuale piazza Carlo Alberto era in origine uno spazio incolto a ridosso delle mura; nella cosiddetta zona delle brajde vi erano concentrate povere case, campi, ma anche qualche edificio di un certo prestigio. La Tavola del “Theatrum Sabaudiae” (1682), mostra questo spazio già ben organizzato, ad appena un secolo dalla demolizione della cinta muraria, avvenuta a metà del ‘500 su ordine dei Francesi. L’allineamento degli edifici sul lato verso il borgo medioevale non è casuale, ma risente fortemente della presenza delle mura, sui cui resti le case furono edificate. Con la caduta delle mura, il borgo iniziò ad espandersi; lo spazio delle brajde diventò spazio pubblico; la vecchia strada, che correva probabilmente tra campi e case, fu allargata e si diede forma urbana alla piazza. Anticamente, punto focale della piazza era un pilone fatto erigere dagli Agostiniani dopo la pestilenza del 1599; ad esso i frati conducevano le processioni. La tavola del “Theatrum” lo ritrae; fu raso al suolo durante i moti successivi alla rivoluzione francese.
Superata la strettoia dovuta ad una serie di edifici di varie epoche probabilmente sorti sopra o addossati al Bastione del Rivellino (da notare la bella casa delle meridiane), si entra in Piazza Carlo Alberto, variamente denominata in passato: Piazza del Ballo o dei Giochi, perché vi si impiantava il ballo a palchetto nelle feste popolari e perché era utilizzata per fiere; era anche chiamata “il Mondo”. Il 12 giugno 1848, dopo la vittoria conseguita da re Carlo Alberto (sino al 1831 settimo principe del ramo Savoia-Carignano) a Peschiera, il sindaco Giuliano propose di mutare il nome della piazza, dedicandola al sovrano cui i Carignanesi erano molto legati. La denominazione di Piazza Albertina perdurò sino al 1861, quando fu sostituita da quella attuale.
A destra si apre Via Forneri, che nel vecchio nome di via dei Botti richiamava alla memoria un ramo dell’importante famiglia dei marchesi di Romagnano, consignori di Carignano in età medioevale. Qui sorgevano alcune case abitate dalla nobiltà del paese, oggi quasi del tutto scomparse o rinnovate e pertanto poco riconoscibili. Al n. 17 c’è la Scuola Materna Statale, già Asilo, elegante edificio fondato nel 1863 dal cavaliere Carlo Forneri. Molto bello è il portone, novecentesco.
A metà della piazza, a destra, si apre un piccolo slargo intitolato a Don Bosco. Qui prospetta la bella facciata della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, già monastero dei frati Agostiniani. Consacrata nel 1632, essa conserva al proprio interno una splendida quadreria del ‘600 (alcune opere del fiammingo Jean Claret, Francesco Pistone, Giovanni Molineri), oltre a stucchi di notevole pregio (realizzati da valenti artisti luganesi). I quadri di Molineri rappresentano una delle più belle espressioni della lezione di Caravaggio in Piemonte: molto belle la pala del Battesimo di Gesù e l’estasi di San Nicola da Tolentino. Un quadro, nella cappella del Rosario, raffigura la Città nel XVII, offrendo così un’istantanea su alcuni monumenti non più presenti, come il castello, la porta di Po e la vecchia parrocchiale gotica. Nel presbiterio, si conserva la rinascimentale lapide tombale di Libera Portoneri, amante di Filippo di Bresse, dal 1499 duca di Savoia. A lato dell’altar maggiore, dietro una lapide, esiste la sepoltura di Bianca Paleologo, duchessa di Savoia, morta nel castello carignanese nel 1519. Oggi la chiesa è officiata dai Padri Oblati, congregazione nata in Carignano nel 1817. La facciata, arricchita da statue in stucco policromo ed affreschi, è un bellissimo esempio di arte tardomanierista.
Oltrepassata la piazzetta, sempre in piazza C. Alberto, sopra la casa d’angolo con Via Lanteri, è dipinto un pregevole affresco che raffigura l’Annunciazione della Madonna: opera di tardo ‘500, essa ricorda il toponimo del bastione dell’Annunziata, posto pressappoco dove oggi sorge l’edificio della Banca CRT. Di fronte, dietro un anonimo portone, vi è il giardino della Villa già proprietà dei marchesi Vivalda di Castellino. Al n. 37, un affresco sindonico, assai mal conservato, lascia intravedere, all’interno di una cornice onorata del nodo di Savoia, il Padreterno sovrastante la Madonna ed alcuni Santi che reggono la Santa Sindone. Poco dopo, vi è l’unico esempio di edificio futurista in Città: l’ex Cinema, trasformato da anni in supermercato e molto alterato rispetto alle forme originali.
A destra si apre Via Forneri, che nel vecchio nome di via dei Botti richiamava alla memoria un ramo dell’importante famiglia dei marchesi di Romagnano, consignori di Carignano in età medioevale. Qui sorgevano alcune case abitate dalla nobiltà del paese, oggi quasi del tutto scomparse o rinnovate e pertanto poco riconoscibili. Al n. 17 c’è la Scuola Materna Statale, già Asilo, elegante edificio fondato nel 1863 dal cavaliere Carlo Forneri. Molto bello è il portone, novecentesco.
A metà della piazza, a destra, si apre un piccolo slargo intitolato a Don Bosco. Qui prospetta la bella facciata della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, già monastero dei frati Agostiniani. Consacrata nel 1632, essa conserva al proprio una splendida quadreria del ‘600 (alcune opere del fiammingo Jean Claret, Francesco Pistone, Giovanni Molineri), oltre a stucchi di notevole pregio (realizzati da valenti artisti luganesi). I quadri di Molineri rappresentano una delle più belle espressioni della lezione di Caravaggio in Piemonte: molto belle la pala del Battesimo di Gesù e l’estasi di San Nicola da Tolentino. Un quadro, nella cappella del Rosario, raffigura la Città nel XVII, offrendo così un’istantanea su alcuni monumenti non più presenti, come il castello, la porta di Po e la vecchia parrocchiale gotica. Nel presbiterio, si conserva la rinascimentale lapide tombale di Libera Portoneri, amante di Filippo di Bresse, dal 1499 duca di Savoia. A lato dell’altar maggiore, dietro una lapide, esiste la sepoltura di Bianca Paleologo, duchessa di Savoia, morta nel castello carignanese nel 1519. Oggi la chiesa è officiata dai Padri Oblati, congregazione nata in Carignano nel 1817. La facciata, arricchita da statue in stucco policromo ed affreschi, è un bellissimo esempio di arte tardomanierista.
la piazzetta, sempre in piazza C. Alberto, sopra la casa d’angolo con Via Lanteri, è dipinto un pregevole affresco che raffigura l’Annunciazione della Madonna: opera di tardo ‘500, essa ricorda il toponimo del bastione dell’Annunziata, posto pressappoco dove oggi sorge l’edificio della Banca CRT. Di fronte, dietro un anonimo portone, vi è il giardino della Villa già proprietà dei marchesi Vivalda di Castellino. Al n. 37, un affresco sindonico assai mal conservato, lascia intravedere, all’interno di una cornice onorata del nodo di Savoia, il Padreterno sovrastante la Madonna ed alcuni Santi che reggono la Santa Sindone. Poco dopo, vi è l’unico esempio di edificio futurista in Città: l'ex cinema, trasformato da anni in supermercato e molto alterato rispetto alle forme originali.